Il 2013 sarà un anno di contrazione per gli utili di Ryanair: la più famosa compagnia aerea low cost, dopo anni di successi che l’hanno portata a diventare il simbolo dei viaggi a basso prezzo e alla portata di tutti, sta attraversando ufficialmente un periodo di crisi.
L’annuncio, infatti, da parte del ceo della compagnia irlandese Michael O’Leary del mancato raggiungimento dei target di vendita per l’anno in corso ha determinato un pesante tonfo in borsa del titolo (-15% in una sola seduta). Ora si cerca di correre ai ripari con la riduzione della frequenza dei voli su alcune tratte e un ulteriore abbattimento delle tariffe.
Era dagli anni 2000 che non si vedeva una situazione del genere, nè la si poteva nemmeno immaginare.
Ryanair è stata infatti una delle prime compagnie aeree a definirsi low cost lanciando un tipo di servizio che fino al suo avvento mai nessuno aveva offerto. Di fatto Ryanair, e le altre compagnie aeree low cost venute dopo di lei, hanno avuto il merito di aprire il mercato dei viaggi a un numero crescente di viaggiatori grazie a un’offerta molto competitiva a scapito di alcuni servizi dati per scontati fino a quel momento, ma in realtà neanche troppo richiesti dai passeggeri (come il pasto a bordo) disposti a tagliarli per uno sconto sul prezzo totale del biglietto.
Ecco allora che la strategia “no frills” (senza fronzoli) di Ryanair diventa negli anni quella vincente.
Forse però ora questa strategia sta stancando. È un po’ di tempo ormai che se ne sentono di ogni su Ryanair: piloti che svelano politiche estreme di risparmio sul carburante (leggi articolo), turni massacranti del personale di bordo… per non parlare delle assurde idee estreme di Michael O’Leary come quella dei posti in piedi (leggi articolo), dei film porno (leggi articolo), del priority check-in a pagamento, dei bagni a pagamento, delle lotterie strillate dai megafoni sopra i sedili che importunano i passeggeri fino allo stile gestapo del personale di terra usato per ispezionare misure e pesi dei bagagli a mano.
Forse si è arrivati al punto che “ok viaggiare spendendo poco ma a tutto c’è un limite!”. A quanti viaggiando con Ryanair non è mai capitato di perdere le staffe con il personale di terra per questioni legate alla dimensione dei bagagli a mano o con i vicini di posto (mai assegnato a priori chissà perché…) per lo spazio nella cappelliera?
Fatto sta che i dati sono sul numero di passeggeri sono inequivocabili e, qualunque siano le cause, confermano un calo delle stime di passeggeri di 500.000 unità confermando che la compagnia low cost non sta attraversando un periodo facile.
Il mito delle low cost e della sua regina Ryanair è già finito?
Leggi la storiella girata qualche giorno fa su Facebook: parafrasando in chiave grottesca la strategia di marketing di Ryanair totalmente incentrata nella riduzione costi legati a servizi non essenziali. L’ambientazione è in una birreria, e il cliente è Michael O’Leary.
«Michael O’Leary, amministratore delegato di Ryanair, arriva in un hotel a Dublino. Entra in un bar e chiede una pinta di Guinness alla spina. Il barman annuisce e gli dice: “Fa un euro, signore”. Sorpreso, O’Leary risponde ”Cavolo, è davvero economica!” e paga il suo euro. Il barman, compiaciuto, dice: “Sa, cerchiamo di rimanere al passo con la concorrenza. Siamo la birreria più economica di Irlanda”. ”Complimenti”, risponde O’Leary. A quel punto il barista lo guarda e nota: “Signore, vedo però che non avete il bicchiere. Probabilmente le serve uno dei nostri. Fanno tre euro”. O’Leary scuote la testa, ma paga. Prende la sua birra e fa per andare a sedersi. ”Scusi – gli dice il barista – Per sedersi fanno due euro di extra. Se lo avesse prenotato online, sarebbe stato solo un euro”.